Chiesa di Santa Maria in Strada
La Chiesa di Santa Maria in Strada, in stile gotico ““ lombardo, opera di Ambrosiolo da Milano, sorge sul luogo dove esisteva un tempo l’insediamento dei Francescani della Penitenza, demolito da Galeazzo Visconti. Eretta nel 1357 nella contrada chiamata “di Strada”, a sud del borgo sulla via per Milano, mostra una stupenda facciata nella parte superiore, non raggiunta dal restauro del 1870: rilevanti il merletto in terra cotta e il bellissimo rosone centrale. Nel 1348 Matteo da Blancano, rettore della Chiesa di San Pietro in Cornaredo, per incarico dell’Arcivescovo di Milano Giovanni Visconti, autorizza i Frati della Penitenza a convertire la chiesa in oratorio, consacrandolo alla Beata Vergine Maria.
Arengario di Monza
L’Arengario (dal germanico HARIHRINGS, circolo dell’esercito, con rimando al fatto che i membri dell’assemblea sedevano in circolo)è un palazzo municipale d’età gotica, risalente alla seconda metà del 1200. Sorge nel centro di Monza ed è il più importante monumento civile della città, simbolo della sua autonomia comunale. Di pianta rettangolare, al piano terra c’è il grande porticato in pietra di serizzo, utilizzato per il mercato pubblico, mentre il primo piano, in cotto, occupato da un vasto salone un tempo adibito alle adunanze, è ora spazio ideale per mostre, museo e pinacoteca. Il palazzo è fornito di una loggetta di marmo sulla facciata sud, la “parlera”, da cui venivano letti i decreti comunali. una torre campanaria in cotto, merlata e cuspidata, in stile romanico ““ gotico, affianca il lato nordest. L’Arengario è stato restaurato nel 1890 ad opera di Luca Beltrami, mentre la torre fu ricostruita nel 1903, anno in cui viene realizzata anche la scala a chiocciola interna.
Il Duomo sorge nel nucleo storico di Monza, sulle antiche rovine dell’Oraculum edificato per volere della regina longobarda Teodolinda (595). A croce latina, con tre navate divise da colonne scolpite con immagini fantastiche, il Duomo contiene la famosa Cappella di Teodolinda, con affreschi degli Zavattari. Qui si conserva la Corona Ferrea, un gioiello facente parte del Tesoro del Museo Serpero del Duomo, posata sul capo di famosi imperatori (da Federico Barbarossa a Carlo V a Napolepone). Più volte rimaneggiato nel corso dei secoli (solo una torre rimane del periodo longobardo), nel 1300 viene completato con la facciata a capanna opera dell’architetto Matteo da Campione, autore anche del pulpito ora utilizzato come cantoria d’organo e del battistero (disperso). Il campanile viene eretto nel 1500 su progetto di Pellegrino Tibaldi. L’ultimo restauro è opera di Luca Beltrami (1890 ““ 1902). La facciata, elaboratissima, presenta tra le altre bellezze artistiche un rosone in marmo e vetro policromo, una lunetta sul portale con bassorilievi di Teodolinda e Agilulfo, finestre ovali, bifore e trifore, cornici con statue di santi.
Cappella di Umberto I
La Cappella di Umberto I fu commissionata dall’erede Vittorio Emanuele III all’architetto Giuseppe Sacconi pochi mesi dopo l’omicidio del re, avvenuto nel 1900, ad opera dell’anarchico Gaetano Bresci. L’opera fu conclusa dall’allievo dell’architetto, Guido Cirilli, dopo dieci anni. Il monumento ha la forma di una grande stele su una piattaforma, da cui si accede al tempio a pianta circolare, decorato con marmi policromi e mosaici, nel più puro stile bizantino. Il pavimento è ornato di marmi antichi, con colori rosseggianti per rimando al sangue versato, mentre il sarcofago è un dado centrale a quattro colonnine angolari. Alla cripta, in pianta cruciforme, si accede tramite due scale con archi in marmo colorato, sotto una volta a sfondo stellato. Le pareti sono ricoperte di corone votive in bronzo. Un cippo in marmo nero, con data 29 luglio 1900, segna il punto in cui cadde Umberto I.
Chiesa e Convento di Santa Maria delle Grazie
La Chiesa risale al XV secolo e sorge tra il fiume Lambro e la strada per Lecco, fuori dalle mura del borgo ma in un punto chiave per quanto riguardava i traffici del tempo. La posa della prima pietra avvenne nel 1463, sul luogo di una antica cappella dedicata alla Vergine (del 1131. I Frati Francescani vennero scacciati nel 1810 per decreto napoleonico e il Santuario fu ridotto a magazzino di foraggi, con il convento assegnato al Sovrano dell’Ordine di Malta. Nel 1930 la Chiesa è ceduta ai Frati Minori Lombardi e nel 1947, dopo il restauro, viene consacrata dall’Arcivescovo di Milano, Schuster. Di facciata tardogotica, con tre ingressi, ad aula unica. La navata interna è esito di pesanti restauri nel corso del tempo, anche a seguito dell’incendio del 1893 e della Seconda Guerra Mondiale. Un quadro dell’Annunciazione ad opera di ignoto coevo alla fondazione della Chiesa è oggetto di grande devozione, in quanto dono del Beato Damiano dei Conti di Padova, 1621.
Parco di Monza
Il Parco di Monza è esteso per oltre 700 ettari ed è il maggiore d’Europa tra quelli recintati da mura. Il suo disegno è stato modificato continuamente dai Reali ma i veri artefici dei cambiamenti sono stati i loro giardinieri e architetti, adibiti alla manutenzione del parco. E’ impossibile definire un suo stadio compiuto, visto che l’area è soggetta a dinamiche in continuo evolversi: perciò si parla di Sistema Vivente Parco. Nonostante le diversificazioni strutturali e l’incuria degli ultimi tempi, il parco è un paesaggio unico, una fusione di valori storici, culturali e ambientali intimamente legati, quasi un micromondo di Brianza ottocentesca: boschi, prati, cascine, ville il tutto attentamente progettato. Il piano iniziale risale all’imperatore Napoleone III di Beauharnais, che lo vuole sul modello dei parchi francesi (Versailles). Luigi Canonica è incaricato dei lavori e nel 1808 il parco di Monza già si configura come area cintata da mura di 14 Km e comprende campi, ville, strade e cascine (l’aspetto agricolo del tutto rimanda ad una diversificazione “politica” dai giardini francesi)Il Canonica individua tre aree corrispondenti ad altrettanti ambienti naturali: Zona Villa, a sud, mantenuta a giardino e campagna aperta, Zona Bosco Bello, occupata appunto a bosco e la zona presso il Lambro, con vegetazione riparia. Si apre la zona al pubblico, si allevano animali da caccia da liberare nei boschi, si creano aziende interne (Regi Vivai) operanti in proprio. Nel 1996 la Regione Lombardia ha avviato un programma di interventi volti a recuperare e valorizzare il parco e le sue strutture
Villa Reale di Monza
La Villa Reale sorge all’interno del Parco di Monza, circondata da 40 ettari di giardini all’inglese e all’italiana realizzati dall’architetto Luigi Canonica. L’edificio in stile neoclassico fu costruito nel 1777 per desiderio dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, che volle così offrire al figlio Ferdinando d’Asburgo Lorena e a sua moglie Maria Beatrice Ricciarda d’Este una residenza estiva degna di essere paragonata alla reggia di Versailles. Nel suo interno si trovano gli Appartamenti Reali, la Cappella in stile corinzio, l’Anfiteatro sul modello antico, la Rotonda affrescata da Andrea Appiani, che narra visivamente la leggenda di Amore e Psiche, il Serrone, sede di museo e scuola d’arte.
Chiesa di San Michele in Monza
La Chiesa di San Michele, la più antica di Monza dopo il Duomo, ha visto l’incoronazione a re d’Italia di Corrado III, imperatore di Germania (1128). Contiene un grande affresco del XIII secolo, che ricopre un’intera parete laterale, raffigurante la celebrazione di una Messa cui assistono santi, personaggi storici e la stessa regina Teodolinda con manto e corona gigliata, la figlia Gundenberga (moglie di Rotari), il figlio Adaloaldo e il marito Agilulfo. L’opera è un lavoro del Frisi e del Ferrario, caratterizzata da buon disegno, espressione e grandiosità.
La Chiesa di San Gerardo
La Chiesa di San Gerardo è una costruzione piuttosto recente (1836), voluta dal vicerè Ranieri, che sorge sull’antico sito dove fin dal 925 si trovava una piccola chiesa dedicata prima a Sant’Ambrogio e poi a San Gerardo (1174). Occupata fino al 1786 da una scuola di disciplini, nel 1582 San Carlo la dichiara chiesa parrocchiale, svolgendovi l’anno successivo una messa solenne in seguito all’ufficializzazione del culto di San Gerardo voluta da Gregorio XIII. La costruzione del nuovo tempio fu effettuata in modo che almeno l’altare maggiore dell’antico edificio, che custodiva le spoglie di Gerardo, rimanesse integro e incorporato nella nuova struttura. La chiesa è a croce latina, su progetto dell’architetto Moraglia.
Chiesa di Santa Maria Maddalena
La Chiesa di Santa Maria Maddalena risale al 1610. Appartenne alle Religiose adoratrici Perpetue del SS Sacramento, dette Sacramentine. Dopo la sconsacrazione del 1785 fu nuovamente benedetta nel 1859. Fu restaurata nella facciata dall’ingegner Luigi Riboldi di Monza, che vi aggiunse quattro statue (di Santa Maria Maddalena, Santa Teresa, San Michele e San Giuseppe) realizzate da Luigi Cocchi. L’altare maggiore, in marmo, è opera dell’architetto Benedettini, i numerosi dipinti della volta del coro bizantino sono del pittore Carlo Costa, quelli della volta della chiesa di Giuseppe Carsana. La visione dell’Apocalisse si deve al Cavalier Cavenaghi di Milano. Francesco Pelitti ha curato invece la varietà di fregi e decorazioni in stucco, compresa la balaustra in marmo bianco e le sue statue.
Castello e Forni di Monza
Il Castello di Monza è un caseggiato fornito di due torri rotonde ai lati. Sorge sul luogo dell’antico fortilizio costruito nel 1325 da Galeazzo I Visconti (che dovette distruggere la Chiesa di San Marco D’Ingino), ampliato poi da Galeazzo II con un fossato riempito dalle acque del Lambro. La costruzione, nota come Castello Visconteo o dei Forni, è tristemente celebre per il carcere della torre, in cui vennero rinchiusi e torturati molti prigionieri politici, calati in angusti pozzi della volta detti “fornelli”. Dopo il regno del terrore, che culminò sotto Galeazzo Maria Visconti e si chiuse con l’arrivo di Antonio de Leyva nel 1527, i monzesi vollero vedere abbattuta l’infausta torre dei forni, distrutta invece dalla caduta di una mina prima che il generale spagnolo potesse entrare in Monza. L’attuale torre è opera d’imitazione risalente all’anno 1808.
Il Ponte dei Leoni
Il Ponte dei Leoni fu edificato sul luogo dove sorgeva l’antico Ponte d’Arena, tra il 1838 e il 1840. Occasione di questa monumentale realizzazione fu la sistemazione della via militare per Lecco e il Tirolo unita allo scopo di tramandare ai posteri la venuta a Monza e l’incoronazione di Ferdinando I d’Austria e della moglie Maria Carolina di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele I. Il progetto del ponte fu dell’ingegner Caimi e la costruzione venne affidata al capomastro Bardelli a seguito di un’asta, per la somma di 71.000 lire comprensiva della cessione dei materiali appartenuti al vecchio ponte. Lo scultore Tantardini, ad inizio carriera, scolpì i quattro leoni in marmo di Carrara. La via che immette al ponte fu detta prima Ferdinandea, poi via Francesco Giuseppe ed infine via Vittorio Emanuele.
Il Teatro Sociale in Monza
Il Teatro Sociale, in piazza del Mercato a Monza, è stato edificato nel 1810 dall’architetto Amati sulle fondamenta di quello distrutto dall’incendio del 1802, gestito a spese dell’Arciduca Ferdinando (allora Teatro Arciducale). L’origine della vecchia costruzione risale al 1777, su progetto di Piermarini da Foligno. La nuova struttura fu invece appaltata dal monzese Francesco Fossati, che affidò i lavori di pittura agli artisti Gaetano Vaccani e Giorgio Fuentes, già pittore scenico. I dipinti della volta sono opera del Monticelli (1883). Tra i protettori del teatro vi fu l’Arciduca Ranieri e il re d’Italia Umberto I. Il palazzo è a tre piani, dei quali il primo è una grande sala di ridotto con studio annesso, i palchi sono 68 suddivisi in tre ordini.
Il Monastero della Signora in Monza
Il Monastero della Signora è un educandato con scuole pubbliche alla sinistra della piazza Santa Margherita, diretto dalle Suore del Prezioso Sangue. Si tratta di un ampio fabbricato fornito di portici, corti e giardino, reso famoso nel romanzo “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, in quanto sede della Monaca, o Signora, di Monza, Maria Virginia de Leyva. Sulla piazzetta sorgeva un tempo il palazzo della famiglia Osio, cui apparteneva il disgraziato e sfortunato Giovanni Paolo, che praticò un foro nel muro di cinta del monastero in cui nottetempo penetrava per seguire i suoi desideri amorosi. Per ordine del Senato fu arrestato, torturato e suppliziato, i suoi possedimenti e abitazioni furono rase al suolo. Sul posto fu eretta una “colonna infame”, assieme ad una statua della Giustizia, ma in seguito furono tolte perchè risultavano, più che un monito al retto agire per i malvagi, un pessimo servizio alla reputazione del convento stesso.
Monumento a Vittorio Emanuele in Monza
Il Monumenento a Vittorio Emanuele fu eretto dai monzesi, devoti al sovrano deceduto, dopo gli imponenti uffici funebri celebrati in basilica il 25 gennaio 1878. Aperta una sottoscrizione per realizzare l’opera, il cui bozzetto fu affidato al monzese Luigi Crippa, la città fu così la prima a tributare un monumento al celebre generale delle guerre d’indipendenza italiana. La statua fu presentata in pubblico alla presenza dei Reali e del Principe di Napoli: alta 3,25 metri, in marmo di Carrara su piedistallo in marmo di Baveno, raffigura Vittorio Emanuele in abiti militari con la mano sinistra sull’elsa della spada e la destra poggiata sullo Statuto.
Autodromo di Monza
L’Autodromo di Monza fu progettato e realizzato dall’Automobile Club di Milano nel 1922, già pronto dopo tre mesi per ospitare il Gran Premio d’Italia del 1922. La superficie coperta dall’Autodromo è di 1.200.000 mq all’interno del Parco. Diversamente dai circuiti europei e americani (piste a catino con due rettilinei raccordati da curve sopraelevate) più inclini allo spettacolo puro che utili alla preparazione e alle prove su guida, quello di Monza unisce i due aspetti: all’inizio la pista era costituita da due rettifili di 1300 metri ciascuno unito da curve in cui si potevano raggiungere velocità di 300 Kmh, poi si impose una sopraelevata inferiore che nei raccordi dei rettifili permetteva alle macchine di velocità inferiore ai 180 kmh di immettersi nelle curve senza sforzi particolari. Le due piste finiscono con l’incrociarsi con un sottopassaggio nella curva nord, parallele davanti a tribune e boxes. Tale progettazione permetteva di vedere transitare due volte le vetture davanti agli spalti e l’incrocio tra pista e circuito offriva la visione in contemporanea di auto sulla sopraelevata e nel sottopassaggio. Le tribune, in legno con basamento in muratura, rimandavano all’estetica della Villa Reale. Dopo le modifiche del tracciato negli anni Trenta, iniziò per l’Autodromo il declino, fino alla distruzione del 1939. L’area divenne una struttura di ricovero per archivi (Alfa Romeo e ACI) e per gli animali del Giardino Zoologico di Milano. Se i tedeschi rispettarono la zona, non lo fecero in seguito gli alleati, che l’occuparono facendovi sfilare i mezzi corazzati pesanti e provocando danni al manto stradale e alle tribune. Adibito a campo per automezzi, l’Autodromo andò in rovina. Quando nel 1946-47 al Parco di Milano si disputò il Gran Premio d’Italia, il circuito monzese venne di conseguenza recuperato e riadattato in 70 giorni. Nell’ottobre 1948 si svolse il Primo Gran Premio dell’Autodromo, così inaugurato e portato ai fasti dei giorni nostri.
Chiesa di Santa Maria in Carrobiolo
La Chiesa di Santa Maria in Carrobiolo risale al periodo gotico, eretta nel 1232 e terminata nel 1259. Gli Umiliati del convento vicino ne tennero possesso fino al 1573, lasciandolo dopo, e fino ai tempi recenti, ai Barnabiti. L’abbattimento nel 1573 della diroccata Chiesa d’Ognissanti fece trasferire il suo titolo in una delle cappelle minori di Santa Maria. Tra le caratteristiche artistiche della Chiesa c’è il campanile in stile lombardo, costruito nel 1339 dagli stessi Umiliati, e la parte posteriore del tempio, sul Lambro, che curiosamente allora costituiva la facciata. L’Arcivescovo San Carlo Borromeo la consacrò nel 1584, incorporandovi i beni della soppressa Chiesa di Sant’Agata. Il convento dei Barnabiti presso la chiesa avviava i giovani al sacerdozio.