Se non sbaglio è proprio lui: il campanile del Duomo di Monza. Pensavo che la struttura costruita intorno facesse ormai parte dell’aspetto definitivo del monumento dato che in 7 anni non mi pare di aver mai visto dei lavori … invece mi sbagliavo, la stanno togliendo.
Quasi quasi mi dispiace perchè mi ero ormai affezionato a quella ragnatela di tubi metallici dall’aspetto così gradevole e rassicurante.
Ovviamente non è detto che li toglieranno tutti fino alla base, la speranza è sempre l’ultima a morire.
Tengo le dita incrociate!
Monumenti
Monumento a Vittorio Emanuele in Monza
Il Monumenento a Vittorio Emanuele fu eretto dai monzesi, devoti al sovrano deceduto, dopo gli imponenti uffici funebri celebrati in basilica il 25 gennaio 1878. Aperta una sottoscrizione per realizzare l’opera, il cui bozzetto fu affidato al monzese Luigi Crippa, la città fu così la prima a tributare un monumento al celebre generale delle guerre d’indipendenza italiana. La statua fu presentata in pubblico alla presenza dei Reali e del Principe di Napoli: alta 3,25 metri, in marmo di Carrara su piedistallo in marmo di Baveno, raffigura Vittorio Emanuele in abiti militari con la mano sinistra sull’elsa della spada e la destra poggiata sullo Statuto.
Il Ponte dei Leoni
Il Ponte dei Leoni fu edificato sul luogo dove sorgeva l’antico Ponte d’Arena, tra il 1838 e il 1840. Occasione di questa monumentale realizzazione fu la sistemazione della via militare per Lecco e il Tirolo unita allo scopo di tramandare ai posteri la venuta a Monza e l’incoronazione di Ferdinando I d’Austria e della moglie Maria Carolina di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele I. Il progetto del ponte fu dell’ingegner Caimi e la costruzione venne affidata al capomastro Bardelli a seguito di un’asta, per la somma di 71.000 lire comprensiva della cessione dei materiali appartenuti al vecchio ponte. Lo scultore Tantardini, ad inizio carriera, scolpì i quattro leoni in marmo di Carrara. La via che immette al ponte fu detta prima Ferdinandea, poi via Francesco Giuseppe ed infine via Vittorio Emanuele.
Chiesa di Santa Maria Maddalena
La Chiesa di Santa Maria Maddalena risale al 1610. Appartenne alle Religiose adoratrici Perpetue del SS Sacramento, dette Sacramentine. Dopo la sconsacrazione del 1785 fu nuovamente benedetta nel 1859. Fu restaurata nella facciata dall’ingegner Luigi Riboldi di Monza, che vi aggiunse quattro statue (di Santa Maria Maddalena, Santa Teresa, San Michele e San Giuseppe) realizzate da Luigi Cocchi. L’altare maggiore, in marmo, è opera dell’architetto Benedettini, i numerosi dipinti della volta del coro bizantino sono del pittore Carlo Costa, quelli della volta della chiesa di Giuseppe Carsana. La visione dell’Apocalisse si deve al Cavalier Cavenaghi di Milano. Francesco Pelitti ha curato invece la varietà di fregi e decorazioni in stucco, compresa la balaustra in marmo bianco e le sue statue.
Chiesa di San Michele in Monza
La Chiesa di San Michele, la più antica di Monza dopo il Duomo, ha visto l’incoronazione a re d’Italia di Corrado III, imperatore di Germania (1128). Contiene un grande affresco del XIII secolo, che ricopre un’intera parete laterale, raffigurante la celebrazione di una Messa cui assistono santi, personaggi storici e la stessa regina Teodolinda con manto e corona gigliata, la figlia Gundenberga (moglie di Rotari), il figlio Adaloaldo e il marito Agilulfo. L’opera è un lavoro del Frisi e del Ferrario, caratterizzata da buon disegno, espressione e grandiosità.
Villa Reale di Monza
La Villa Reale sorge all’interno del Parco di Monza, circondata da 40 ettari di giardini all’inglese e all’italiana realizzati dall’architetto Luigi Canonica. L’edificio in stile neoclassico fu costruito nel 1777 per desiderio dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, che volle così offrire al figlio Ferdinando d’Asburgo Lorena e a sua moglie Maria Beatrice Ricciarda d’Este una residenza estiva degna di essere paragonata alla reggia di Versailles. Nel suo interno si trovano gli Appartamenti Reali, la Cappella in stile corinzio, l’Anfiteatro sul modello antico, la Rotonda affrescata da Andrea Appiani, che narra visivamente la leggenda di Amore e Psiche, il Serrone, sede di museo e scuola d’arte.
Chiesa e Convento di Santa Maria delle Grazie
La Chiesa risale al XV secolo e sorge tra il fiume Lambro e la strada per Lecco, fuori dalle mura del borgo ma in un punto chiave per quanto riguardava i traffici del tempo. La posa della prima pietra avvenne nel 1463, sul luogo di una antica cappella dedicata alla Vergine (del 1131. I Frati Francescani vennero scacciati nel 1810 per decreto napoleonico e il Santuario fu ridotto a magazzino di foraggi, con il convento assegnato al Sovrano dell’Ordine di Malta. Nel 1930 la Chiesa è ceduta ai Frati Minori Lombardi e nel 1947, dopo il restauro, viene consacrata dall’Arcivescovo di Milano, Schuster. Di facciata tardogotica, con tre ingressi, ad aula unica. La navata interna è esito di pesanti restauri nel corso del tempo, anche a seguito dell’incendio del 1893 e della Seconda Guerra Mondiale. Un quadro dell’Annunciazione ad opera di ignoto coevo alla fondazione della Chiesa è oggetto di grande devozione, in quanto dono del Beato Damiano dei Conti di Padova, 1621.
Cappella di Umberto I
La Cappella di Umberto I fu commissionata dall’erede Vittorio Emanuele III all’architetto Giuseppe Sacconi pochi mesi dopo l’omicidio del re, avvenuto nel 1900, ad opera dell’anarchico Gaetano Bresci. L’opera fu conclusa dall’allievo dell’architetto, Guido Cirilli, dopo dieci anni. Il monumento ha la forma di una grande stele su una piattaforma, da cui si accede al tempio a pianta circolare, decorato con marmi policromi e mosaici, nel più puro stile bizantino. Il pavimento è ornato di marmi antichi, con colori rosseggianti per rimando al sangue versato, mentre il sarcofago è un dado centrale a quattro colonnine angolari. Alla cripta, in pianta cruciforme, si accede tramite due scale con archi in marmo colorato, sotto una volta a sfondo stellato. Le pareti sono ricoperte di corone votive in bronzo. Un cippo in marmo nero, con data 29 luglio 1900, segna il punto in cui cadde Umberto I.
Duomo di Monza
Il Duomo sorge nel nucleo storico di Monza, sulle antiche rovine dell’Oraculum edificato per volere della regina longobarda Teodolinda (595). A croce latina, con tre navate divise da colonne scolpite con immagini fantastiche, il Duomo contiene la famosa Cappella di Teodolinda, con affreschi degli Zavattari. Qui si conserva la Corona Ferrea, un gioiello facente parte del Tesoro del Museo Serpero del Duomo, posata sul capo di famosi imperatori (da Federico Barbarossa a Carlo V a Napolepone). Più volte rimaneggiato nel corso dei secoli (solo una torre rimane del periodo longobardo), nel 1300 viene completato con la facciata a capanna opera dell’architetto Matteo da Campione, autore anche del pulpito ora utilizzato come cantoria d’organo e del battistero (disperso). Il campanile viene eretto nel 1500 su progetto di Pellegrino Tibaldi. L’ultimo restauro è opera di Luca Beltrami (1890 ““ 1902). La facciata, elaboratissima, presenta tra le altre bellezze artistiche un rosone in marmo e vetro policromo, una lunetta sul portale con bassorilievi di Teodolinda e Agilulfo, finestre ovali, bifore e trifore, cornici con statue di santi.
Arengario di Monza
L’Arengario (dal germanico HARIHRINGS, circolo dell’esercito, con rimando al fatto che i membri dell’assemblea sedevano in circolo)è un palazzo municipale d’età gotica, risalente alla seconda metà del 1200. Sorge nel centro di Monza ed è il più importante monumento civile della città, simbolo della sua autonomia comunale. Di pianta rettangolare, al piano terra c’è il grande porticato in pietra di serizzo, utilizzato per il mercato pubblico, mentre il primo piano, in cotto, occupato da un vasto salone un tempo adibito alle adunanze, è ora spazio ideale per mostre, museo e pinacoteca. Il palazzo è fornito di una loggetta di marmo sulla facciata sud, la “parlera”, da cui venivano letti i decreti comunali. una torre campanaria in cotto, merlata e cuspidata, in stile romanico ““ gotico, affianca il lato nordest. L’Arengario è stato restaurato nel 1890 ad opera di Luca Beltrami, mentre la torre fu ricostruita nel 1903, anno in cui viene realizzata anche la scala a chiocciola interna.
Chiesa di Santa Maria in Carrobiolo
La Chiesa di Santa Maria in Carrobiolo risale al periodo gotico, eretta nel 1232 e terminata nel 1259. Gli Umiliati del convento vicino ne tennero possesso fino al 1573, lasciandolo dopo, e fino ai tempi recenti, ai Barnabiti. L’abbattimento nel 1573 della diroccata Chiesa d’Ognissanti fece trasferire il suo titolo in una delle cappelle minori di Santa Maria. Tra le caratteristiche artistiche della Chiesa c’è il campanile in stile lombardo, costruito nel 1339 dagli stessi Umiliati, e la parte posteriore del tempio, sul Lambro, che curiosamente allora costituiva la facciata. L’Arcivescovo San Carlo Borromeo la consacrò nel 1584, incorporandovi i beni della soppressa Chiesa di Sant’Agata. Il convento dei Barnabiti presso la chiesa avviava i giovani al sacerdozio.